"La ricostruzione delle zone interessate dal sisma avvenga in maniera rapida, perché una ricostruzione lenta è già una cattiva ricostruzione".
Lo affermò, nella sua omelia del 21 agosto 2018, l’allora vescovo di Ischia, Mons. Pietro Lagnese, a un anno dal terremoto, nella piccola chiesa dei marinai in Piazza Marina a Casamicciola. Erano presenti, tra gli altri, l’allora vicepresidente del Consiglio dei Ministri e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, esponente del Movimento 5 Stelle, poi scomparso dalla scena politica nazionale.
È stata una grande perdita per l’isola d’Ischia il trasferimento, ormai da cinque anni, del vescovo Lagnese alla diocesi di Caserta. Mons. Lagnese era un pastore della “Chiesa in uscita” di Papa Francesco, attento alle questioni sociali dell’isola, capace di mettere sullo stesso piano il sociale, l’economico e il politico.
Il ricordo di quella omelia è contenuto, con commenti, nel n. 3 de Il Continente dell’agosto 2019, il cui titolo di copertina – Il mare di legno – voleva sottolineare soprattutto la speranza di una "ricostruzione economica" di Casamicciola, legata alla gestione virtuosa del porto turistico della Cala degli Aragonesi. Un porto che, grazie alla sua “Carta dei Servizi” rivolta ai diportisti, ottenne la prestigiosa “Bandiera Blu”, simbolo di eccellenza tra gli approdi del Mezzogiorno e segnale di un’immediata ripartenza del turismo nautico, definito allora “la nuova frontiera”, insieme alla riscoperta della viticoltura di qualità.
Presentammo quel numero, stampato su carta patinata in 40 pagine, in un convegno degli Amici de Il Continente, tenutosi nel delizioso spazio-bar sulla banchina di Riva. Quel numero meriterebbe oggi una ristampa, come base per un dibattito di contenuto – se solo esistesse ancora una pubblica opinione e una partecipazione politica attiva, a partire dal Consiglio comunale, nella martoriata Casamicciola, colpita anche dalla terribile alluvione del 26 novembre 2022.
Il mare di legno, ovvero il porto pieno di natanti di ogni genere, veniva indicato come esempio di “riqualificazione e rilancio” di una nuova economia del mare, da espandere attraverso la realizzazione di una vera stazione portuale e di un Circolo Nautico, individuati nella riqualificazione dell’ex Capricho de Calise, in Piazza Marina.
Ma già allora Il Continente denunciava come "la ricostruzione è ferma, e all’orizzonte non si vede né un piano di assetto territoriale né un progetto di fusione tra i sei Comuni isolani".
La ricostruzione a macchia di leopardo
Quella “ricostruzione lenta” – che Mons. Lagnese definì già “cattiva” – è diventata oggi una ricostruzione a macchia di leopardo, priva di un serio disegno di razionalizzazione dell’edilizia pubblica e privata. Preferisco usare questi termini chiari piuttosto che perdermi nei contorti e roboanti titoli di “Piano Urbanistico Comunale (PUC)” o “Piano Urbanistico Territoriale (PUT)”, rimasti studi costosi e inattuati.
L’ex Capricho de Calise è stato abbattuto con un’ordinanza contingibile e urgente firmata dal sindaco-podestà Giosy Ferrandino per "pericolo pubblico", così come la colmata di terriccio sotto le macerie del Pio Monte della Misericordia. Le uniche due opere di edilizia pubblica realizzate finora sono nate senza alcuna logica attuativa riconducibile a un piano urbanistico esecutivo, nonostante i disegni d’autore dell’archistar Massimiliano Fuksas e dei 35 esperti del piano urbanistico regionale dell’assessore Bruno Discepolo. Un piano “adottato” dalla giunta regionale un anno fa, ma subito “contestato” dal sindaco-podestà e quindi ancora non in vigore. E chissà se mai lo sarà.
Dal leopardo al gambero
Abbiamo regolarmente pubblicato i lunghi comunicati stampa del commissario Giovanni Legnini. Riunendoli, potrebbero diventare un trattato o persino un’enciclopedia. Spero che prima o poi uno studioso li raccolga – includendo anche le mie osservazioni pubblicate sul web e sulla stampa.
L’ultimo comunicato di Legnini annuncia un piano esecutivo per trasformare il palazzo delle scuole del 1936 – detto “Palazzo Dux”, da oltre 80 anni oggetto di polemiche per la cattiva costruzione – nella nuova sede comunale. Un edificio oggi, a otto anni dal sisma, completamente abbandonato e vandalizzato.
Ma che ne sarà della villa comunale abbandonata di Bellavista? Che ne sarà dell’Osservatorio Geofisico? Dell’ex Centro per l’Impiego?
Qual è la logica dietro questa ricostruzione degli edifici pubblici? Ancora non è stato firmato l’atto di trasferimento della piena proprietà comunale delle rovine del Pio Monte della Misericordia, nonostante un’entrata prevista di 4,5 milioni per l’ente morale (privato, senza scopo di lucro). Ma davvero – che “misericordia” è questa? E lo chiedo anche a Mons. Lagnese, se da Caserta mi legge.
Che “cattiva ricostruzione” è quella in cui gli edifici scolastici sono all’ultimo posto? Intanto, la popolazione scolastica dell’obbligo a Casamicciola è passata da 800 a 400 alunni: dimezzata. O, peggio, in fase di estinzione. Perché l’identità stessa del paese è in pericolo.
Questa non è più solo una ricostruzione “cattiva”, né soltanto “a macchia di leopardo”.
Questa è una ricostruzione a passo di gambero: uno avanti, due indietro.
Giuseppe Mazzella – Il Continente, 10.08.2025